“Lo caricò sulla sua cavalcatura, lo portò in un albergo e si prese cura di lui” (Lc 10,34)
Se dovessimo scegliere una parola per riassumere il messaggio che accomuna le tre letture, senza dubbio sceglieremmo “Amore”. Preferiamo mantenere il termine con la “A” maiuscola, per distinguerlo dai surrogati che spesso spacciamo per amore vero, ma che in realtà sono il riflesso dei nostri piccoli o grandi egoismi.
L’Amore di cui parla il vangelo non conosce limiti e non discrimina nessuno, perché sgorga direttamente dal cuore di Dio. Al dottore della Legge che desidera ereditare la vita eterna, Gesù risponde additando la via dell’Amore di Dio e del prossimo.
Se amare Dio significa sostanzialmente obbedire alla sua Parola con tutto il cuore e con tutta l’anima, amare il prossimo significa avere cura dell’altro, chiunque egli sia, senza dimenticare che i primi ad essere stati amati, indipendentemente dai nostri meriti, siamo proprio noi. Cristo infatti è morto, versando il sangue sulla croce, per riconciliarci con Dio e renderci partecipi della sua pace e del suo Amore.
Forti di tale consapevolezza, anche noi siamo invitati ad incamminarci sulle strade del mondo e della storia, obbedienti al comando del Signore: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso».