Il mistero del Natale, narrato da Luca in questi giorni nella sua dimensione storica, viene oggi presentato da Giovanni per mezzo di una stupenda sintesi teologica.
Colui che è nato a Betlemme è il “Verbo”, cioè la Parola che Dio ha pronunciato fin dall’eternità, che ha dato origine alle realtà create e che manifesta la sua volontà di condurle alla perfezione. Nella prima lettura viene descritto come la “sapienza” che governa il mondo e ha posto la sua tenda a Gerusalemme, in mezzo al popolo eletto.
Viene descritto anche come la vita e la luce. In lui infatti tutto è stato creato e in lui tutto prende significato.
Egli è il Figlio unigenito del Padre che rivela tutta la gloria di Dio, il suo infinito amore.
Purtroppo non è stato riconosciuto da tanti suoi contemporanei e quindi non è stato accolto, ma le tenebre non sono state capaci di soffocare quella luce. Giovanni Battista ne ha dato testimonianza e ha preparato i cuori a ricevere questo immenso dono.
Coloro che lo hanno accolto, invece, hanno partecipato alla sua stessa vita e, illuminati dalla sua luce, sono diventati figli di Dio, non secondo la carne e il sangue, ma generati direttamente da Lui.
San Paolo nella seconda lettura sottolinea che questo progetto riempie la nostra vita e quella di tutta l’umanità di una grande speranza. Un giorno infatti entreremo nella gloria di Dio, con tutti i santi, e saremo santi e immacolati di fronte a lui nell’amore.
Noi che contempliamo la sua gloria saremo fatti partecipi di questa eredità.
Insegnamento catechistico
La nascita del Figlio di Dio nella carne di un uomo
porta a compimento un progetto d’amore
che Dio ha da sempre sull’umanità e sulla storia.
Noi siamo chiamati ad accoglierlo nella nostra vita
e questo progetto si realizzerà:
diventiamo figli di Dio e saremo partecipi un giorno della sua gloria.