
Nel tempo di conversione che è la quaresima, la Chiesa ci invita a contemplare una scena del Vangelo di Giovanni nella quale alcune persone esperte nell’interpretazione della legge domandano a Gesù come si devono comportare con una donna sorpresa in adulterio, un peccato che nella legge di Mosè era castigato con la pena della lapidazione.
Sorprende la reazione del Maestro, che è la Giustizia in persona. In nessun momento escono dalla sua bocca parole di condanna, ma di perdono e di misericordia, con una delicatezza che invita amabilmente a convertirsi: “Neanche io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più”. Dio non ama il peccato e ne soffre, ma ha pazienza ed è compassionevole.
Gesù non vuole mai il male. Desidera soltanto il bene e la vita. Perciò, con la sua grande misericordia, istituì il sacramento della Riconciliazione perché nessuno si perda, ma al contrario, perché tutti possiamo trovare il perdono di cui abbiamo bisogno, per quanto grandi possano essere state le nostre mancanze. «Non dimentichiamo questa parola – ci dice Papa Francesco –: Dio mai si stanca di perdonarci, mai! […] Il problema è che noi […] ci stanchiamo di chiedere perdono. Non ci stanchiamo mai, non ci stanchiamo mai! Lui è il Padre amoroso che sempre perdona, che ha quel cuore di misericordia per tutti noi. E anche noi impariamo ad essere misericordiosi con tutti. Invochiamo l’intercessione della Madonna, che ha avuto tra le sue braccia la Misericordia di Dio fatta uomo».
Insegnamento catechistico
Il racconto del vangelo di oggi ci insegna a non giudicare mai gli altri.
Siamo tutti peccatori, perché non mettiamo in pratica quello che Gesù insegna.
Egli però non ci condanna ma ci perdona se noi riconosciamo gli errori fatti
e chiediamo sinceramente perdono, impegnandoci a non sbagliare più.
Questo avviene nella Confessione o sacramento della Riconciliazione.