L’indulgenza spiegata ai semplici

Ho trovato un bel racconto scritto da Maria Cristina Corvo, un’insegnante di religione che ha cercato di spiegare ai suoi ragazzi l’indulgenza; credo possa aiutarci tutti a semplificare questa parola che ha interrogato molto la teologia, ma che la madre Chiesa consegna alla nostra fede nel Dio della misericordia.

C’era una volta un ragazzino con un brutto carattere. Suo padre gli diede un sacchetto di chiodi e gli disse di piantarne uno nello steccato del giardino ogni volta che avesse perso la pazienza e litigato con qualcuno. Il primo giorno il ragazzo piantò 37 chiodi nello steccato.
In seguito il numero di chiodi piantati nello steccato diminuì gradualmente. Aveva scoperto che era più facile controllarsi che piantare quei chiodi. Finalmente arrivò il giorno in cui il ragazzo riuscì a controllarsi completamente. Lo raccontò al padre e questi gli propose di togliere un chiodo dallo steccato per ogni giorno in cui non avesse perso la pazienza. I giorni passarono e finalmente il ragazzo fu in grado di dire al padre che aveva tolto tutti i chiodi dallo steccato.
Il padre prese suo figlio per la mano e lo portò davanti allo steccato. Gli disse: «Ti sei comportato bene, figlio mio, ma guarda quanti buchi ci sono nello steccato. Lo steccato non sarà più quello di prima. Quando litighi con qualcuno e gli dici qualcosa di brutto, gli lasci una ferita come queste. Puoi piantare un coltello in un uomo e poi estrarlo. Non avrà importanza quante volte ti scuserai, la ferita rimarrà ancora lì. Una ferita verbale fa male quanto una fisica».

Ogni chiodo piantato nello steccato, continua l’autrice, rappresenta un peccato che abbiamo commesso e se togliamo questi chiodi (con il pentimento, il sacramento della penitenza e la conversione) possiamo vedere i buchi che essi lasciano nel legno e che rimarranno per sempre. L’indulgenza cancella quel “per sempre” e lo trasforma in “fino a che non ci mette le mani Dio in persona”.
Come possiamo sanare quelle ferite? Come possiamo cancellare quei buchi, rimasti nel legno? Con l’indulgenza plenaria Dio stesso interviene, cancellando perfino i segni di stucco usato per coprire i buchi lasciati dai chiodi. Noi crediamo che Dio può guarire tutto anche se nel nostro cuore rimane l’amarezza del male fatto e delle sue conseguenze.
Per utilizzare dei termini un po’ più teologici, si dice che nella confessione viene cancellata la colpa (cioè il peccato che abbiamo fatto) ma con l’indulgenza viene annullata anche la pena (cioè la penitenza che dovremmo affrontare per le conseguenze che abbiamo provocato in noi e negli altri). Dio stesso interviene per sanare il nostro equilibrio interiore, la comunione con Lui ed il rapporto con tutte le sue creature che sono state ferite da noi.
Nel Catechismo della Chiesa Cattolica viene così spiegata l’indulgenza: «L’Indulgenza è la remissione dinanzi a Dio della pena temporale per i peccati, già rimessi quanto alla colpa, che il fedele, debitamente disposto e a determinate condizioni, acquista per intervento della Chiesa, la quale, come ministra della redenzione, dispensa ed applica autoritativamente il tesoro delle soddisfazioni di Cristo e dei Santi».
In questo impegno di purificazione che riguarda le conseguenze del nostro peccato noi non siamo soli. La Chiesa ci ricorda che c’è un legame tra il cielo e la terra, tra noi che siamo ancora pellegrini e coloro che già godono della visione di Dio. Si chiama “comunione dei santi”. Ora, se c’è una comunione tra noi che siamo quaggiù e coloro che sono al cospetto di Dio, esiste anche una comunione tra noi e i loro beni spirituali. Come il peccato di uno nuoce anche ai fratelli, così la santità di molti accresce la vitalità del corpo. L’indulgenza è un regalo che riceviamo attraverso la Chiesa che allunga la mano nel tesoro di Dio, un tesoro le cui monete d’oro sono state messe lì da Gesù stesso e dai santi che hanno offerto la loro vita per la nostra salvezza.